Bidoo: perché alcuni influencer la sponsorizzano | Cosa dice la legge
Tantissimi i dubbi in merito al servizio della piattaforma Bidoo: tantissimi lo consigliano, ma ecco la legge cosa dice.
Il mondo digitale sembra espandersi sempre di più, e nel corso degli anni l’avanzare della tecnologia e la diffusione capillare dei social network ha permesso la creazione di nuove professioni, inizialmente non classificate come tali, ma oggi finalmente sulla giusta strada per il riconoscimento da parte dello stato.
Tra questi c’è il lavoro di influencer, alcuni dei quali sono giunti anche a guadagnare delle cifre davvero astronomiche, il che rende impensabile l’idea che non sia una vera e propria professione.
Tra le ultime tendenze online c’è la sponsorizzazione della piattaforma bidoo, una sponsorizzazione che però ha sollevato moltissime critiche e anche dubbi da parte di chi ha deciso di sponsorizzarla, palesatesi in un secondo momento.
Il dubbio sulla legalità riguarda da vicino i tipo di servizio offerto dalla piattaforma in questione, che è regolato in modo stringente dallo stato: ecco cosa è stato deciso.
La funzione di Bidoo
Bidoo è un sito di aste online attraverso il quale è possibile acquistare dei prodotti spesso illustrati dagli stessi influencer tramite i loro canali social talvolta anche a prezzi assai convenienti.
Gli influencer, grazie a questa sorta di sponsorizzazione, guadagnano moltissimi follower, ma ci sono molti dubbi sulla legalità di queste operazioni, al punto che sulla questione è intervenuto il presidente di Assoinfluencer Jacopo Ierussi.
Come funziona
Le puntate partono in genere da un solo centesimo, e alcune puntate possono essere ottenute gratuitamente attraverso delle missioni social, ad esempio condividendo un profilo o seguendo un influencer. Più in là nell’asta è possibile puntare manualmente o impostare un auto-puntata; se l’asta non dovesse andare a buon fine, allora si può acquistare il prodotto su cui si è precedentemente puntato a prezzo di mercato, così da recuperare tutte le puntate spese.
Il presidente e avvocato Ierussi ha affermato: “Bidoo, per i suoi meccanismi, può rientrare nel gioco d’azzardo, nonostante si definisca un sito di aste online e possa essere annoverato nella categoria del gioco lecito”, inoltre, aggiunge che secondo le linee guida di AGCOM non potrebbe affatto essere sponsorizzato. Insomma, la situazione è un po’ al limite della legge, di certo questa una ambigua zona d’ombra che la legge non ha ancora disciplinato come una serie di aspetti legati al mondo dei social network.