Il traforo di un vulcano: ecco il nuovo obiettivo della Scienza dai risvolti incredibili | Potrebbe salvare milioni di persone
La curiosità e la ricerca di soluzioni sempre più efficaci spinge l’uomo a compiere imprese altissime: ora vogliamo bucare un vulcano. Per quanto a primo acchito l’idea sembri folle, in realtà nasconde alcuni studi e alcuni obiettivi che potrebbero stravolgere tantissimi settori e, potenzialmente, moltissime economie in tutto il mondo. Scopriamo di più su questo piano.
Gli ultimi anni hanno visto una crisi finanziaria abbattersi su tantissimi consumatori in tutto il mondo. Inquadrando il settore europeo, possiamo trovare due momenti fondamentali: quello della pandemia da Covid-19, che ha abbattuto la produzione e causato enormi rallentamenti alla tecnologia; quello dei conflitti che sono esplosi in alcune aree piuttosto significative del pianeta, come l’Ucraina e il Medio Oriente.
Gli effetti geopolitici dei conflitti, soprattutto, hanno avuto un impatto molto elevato sui prezzi. L’energia elettrica che utilizziamo, infatti, deriva principalmente dall’utilizzo in maniera massiccia di petrolio e gas naturale, due elementi che sono fondamentali in queste aree evidenziate da sanguinose guerre. L’Unione Europea mira all’indipendenza energetica, per quanto il piano sembri difficile, e lo vuole fare sfruttando fonti energetiche pulite e sostenibili.
Un’idea che sembra piuttosto bizzarra arriva ora dall’estremo nord. A quanto pare, uno degli obiettivi di un progetto porterà tra qualche anno al traforo di un vulcano attivo. Le motivazioni, però, giustificano abbondantemente il tentativo.
Bucare un vulcano attivo: perché vogliono farlo
Ci troviamo precisamente in Islanda, territorio che presenta una delle attività vulcaniche più intense di tutto il pianeta. In particolare, nella zona del Krafla, una caldera tra le più pericolose e attive di tutto il mondo. Qui, il progetto Krafla Magma Testbed ha l’obiettivo di perforare la camera magmatica di un vulcano nel 2026. Tutto deriva dall’esperienza islandese e da un evento piuttosto fortuito. Ad oggi, in Islanda, il 90% delle case si riscalda grazie all’energia geotermica. Nel Krafla la prima centrale geotermica è stata costruita negli anni ’70.
Qualche tempo fa, durante una serie di scavi, un trapano ha per sbaglio bucato una camera magmatica. Il trapano si è sciolto, ma l’avvenimento ha verificato empiricamente che un’operazione del genere non fa sì che il vulcano erutti. Da qui, il progetto: il KMT si propone di bucare uno dei vulcani per attingere a un calore ancora superiore, aumentando dunque l’efficienza della conversione in energia elettrica. Ovviamente, prima bisognerà capire come costruire trapani in grado di resistere alle temperature enormemente proibitive.