Giappone, l’allarme degli scienziati: con l’acqua radioattiva mutazioni genetiche nei pesci I Chernobyl marina
Come ben sappiamo, le mutazioni genetiche, se accumulate nel tempo, sono alla base di tantissimi processi responsabili di insorgenza di neoplasie, e sono di certo un fattore da tenere monitorato e sotto controllo.
Pensiamo per esempio al disastro nucleare di Chernobyl, che ha portato ad effetti che si sono protratti nel corso di tutti gli anni successivi al triste evento.
Nel corso dell’ultimo periodo, in particolare, il Giappone ha riversato in acqua ben 1.3 milioni di tonnellate di rifiuti: si tratta di acqua contaminata e radioattiva, e in base alle dichiarazioni di un esperto, questo avrebbe il potenziale di causare mutazioni della stessa entità di quelle viste nei decenni passati a Chernobyl.
Attenzione agli isotopi
In particolare l’acqua contaminata sarebbe stata recentemente filtrata, con il fine ultimo e con l’obiettivo di rimuovere da essa gli isotopi, lasciando in questo caso solo ed esclusivamente il trizio e il carbonio-14, che sono isotopi radioattivi rispettivamente dell’idrogeno e del carbonio, che purtroppo non posso essere rimossi facilmente dall’acqua.
A prender parola a tal proposito è stato Timothy Mousseau, un ricercatore presso l’Università del South Carolina, che in una dichiarazione rilasciata al DailyMail avrebbe dichiarato che il trizio e il carbonio-14, assieme a tutti gli altri radionuclidi che verrebbero rilasciati, hanno tutti il potenziale di causare mutazioni genetiche, assieme a tumori, deformità (essendo teratogeni) nella stessa misura in cui si è visto per il precedente caso di Chernobyl.
La ricostruzione degli eventi
Ricordiamo che sono ormai passati più di 12 anni dallo tsunami che purtroppo coinvolse il Giappone, più in particolare la città di Fukushima, causando un vero e proprio disastro nucleare i cui effetti si riversano ancora tutt’oggi: al momento continuano ancora i processi di depurazione dagli elementi radioattivi, attraverso la tecnologia ALPS, che viene ripetuta sistematicamente per eliminare quanto più possibile dalle acque reflue, nonostante il governo giapponese abbia dichiarato che l’acqua di Fukushima non rappresenti un pericolo concreto per l’Oceano Pacifico. Nel caso del trizio, ad esempio, la sua radioattività avrebbe una durata pari all’incirca a 100 anni, per diventare trascurabile e non avere più effetti nei confronti sia dell’organismo umano che dell’ambiente.
Si tratta di una situazione surreale e assolutamente grave, che porterà sicuramente a delle conseguenze spiacevoli negli anni a venire, sia da un punto di vista ambientale che per la popolazione residente: non ci resta a questo punto che attendere ulteriori aggiornamenti, che siamo certi non tarderanno ad arrivare nel corso delle prossime settimane o mesi direttamente dal Giappone.