Sin dal suo avvento, ChatGPT, il chatbot di OpenAI, è stata al centro delle attenzioni di tutti che, sin da subito, l’hanno utilizzata.
Gli usi sono stati i più svariati. Ad esempio, gli studenti hanno chiesto i suoi servigi per ottenere aiuti nello svolgimento di problemi matematici o di temi di italiano. Ma molti sono stati anche quelli che hanno chiesto di svolgere ricerche storiche, artistiche. E, poi, ci son stati quelli che l’hanno voluta testare nell’ambito dello sviluppo.
Questi, infatti, hanno chiesto di scrivere del codice base per siti web e App. Ovviamente, non potevano mancare coloro i quali hanno avviato delle vere e proprie chat, ed alcuni hanno finito anche col litigarci. Purtroppo, però, non sono mancati vari problemi. Su tutti, in Italia, dobbiamo menzionare l’intervento del Garante per la Protezione dei dati personali.
ChatGPT è stata vietata in Italia per problemi legati alla tutela della privacy. E ciò ha gettato nello sconforto più totale coloro i quali la utilizzavano abitualmente. Poi, il Garante ha fatto dietrofront, permettendo di utilizzarla. Ed ecco che chi usufruiva dei suoi servigi si è fiondato nuovamente sul chatbot di OpenAI.
Ora, però, è nuovamente al centro dell’attenzione di tutti e non parliamo di qualcosa di positivo. Anzi, ci sono numerosi problemi riguardanti il chatbot che è stato, addirittura, accusato di furto. Ma vediamo cosa è accaduto e come è possibile che l’Intelligenza Artificiale possa essere protagonista di reati del genere.
E’ stata anche avviata una causa contro questa Intelligenza Artificiale e la società che l’ha sviluppata. La notizia arriva dagli Stati Uniti d’America, ma interessa tutte le nazioni del mondo. Il tribunale in cui è stata intentata è quello federale della città americana di San Francisco. Il documento presentato a sostegno della denuncia consta di quasi 160 pagine.
Ed al suo interno sono anche quantificati i danni provocati dalla società e dal suo chatbot. Si parla di ben 3 miliardi di dollari, non proprio una cifra di poco conto. E questo perché, per istruire il proprio chatbot, OpenAI ha violato il copyright di tantissimi autori, estrapolando senza consenso ciò che era contenuto all’interno dei libri da loro pubblicati.
Sono ben 300 mila i libri presi in esame da ChatGPT. Inoltra, oltre le accuse di furto, di violazione del copyright, OpenAI è accusata anche di violazione della privacy. Insomma, una brutta gatta da pelare per la società che ha sviluppato questo chatbot di Intelligenza Artificiale, ma anche per Microsoft che proprio su ChatGPT ha investito tantissimo.