Monte dei Paschi di Siena, situazione ampiamente rientrata: ecco come stanno le cose oggi
Si può dire che il Monte dei paschi di Siena è il più antico istituto bancario italiano ancora attivo sul territorio e con numerosi clienti.
Pensate che nacque nel lontano 1472 per aiutare tutti i cittadini della città in cui fu fondata. Si chiamava, allora, Monte Pio ed era un Monte di pietà. E’ una banca con una storia di 550 anni alle spalle che la fa essere quella più longeva al mondo, nonostante le numerose difficoltà sopravvenute, soprattutto, negli ultimi anni.
Basti pensare agli scandali, alle morti sospette, alle indagini dell’ultimo decennio. Ma questa è un’altra storia. Infatti, nonostante tutto, questa Banca, insieme alle altre del gruppo, è il sesto in Italia. Vanta numerosi clienti che affidano ad essa i loro risparmi di una vita.
I risultati di MPS
Grazie ai tassi in continuo rialzo e al piano di ristrutturazione in atto, Mps ha chiuso il quarto trimestre del 2022 con un utile netto di 155,8 milioni di euro battendo il consenso Bloomberg degli analisti (89,1 milioni). Il 2021 si è chiuso con un utile di 309,5 milioni. A novembre dello scorso anno ha portato a termine un aumento di capitale da 2,5 miliardi, guidato dal Mef, che possiede il 64% delle azioni.
Una notizia positiva e che conferma la svolta realizzata verso una redditività sostenibile. Il prossimo piano industriale punta a un target utile ante imposte di oltre 700 milioni di euro nel 2024.
Un piccolo problema inerente a Monte Paschi (ma anche a molti altri istituti), e che soltanto parzialmente macchia la fiorente situazione, si è verificato nello scorso periodo nella provincia di Vicenza e in altre province: alcune filiali MPS sono state chiuse. L’allarme rosso è stato lanciato anche dalla CGIL che ha segnalato come le chiusure delle banche territoriali siano un problema.
C’è una piccola macchia nel sistema bancario: allarme per le filiali sul territorio
Come riportato da Arezzonotizie, secondo la Cgil siamo di fronte ad un arrivederci se non a un addio alla banca del territorio. Siamo di fronte ad una sua radicale trasformazione – commenta Alessandro Tracchi, segretario provinciale della Cgil di Arezzo. L’evoluzione tecnologica favorisce l’uso delle app e quindi un rapporto tra cliente e istituto mediato solo dallo smartphone o dal pc. Ma siamo anche di fronte a strategie dei grandi gruppi bancari nazionali che puntano a rendere le “vecchie” filiali luoghi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati e dei quali le comunità locali avevano ed hanno bisogno. Il semplice cliente e cioè il lavoratore e il pensionato viene sostanzialmente scoraggiato a recarsi in banca e a fare, invece, tutto on line. I più recenti piani industriali dei gruppi bancari hanno determinato l’affermazione di pochi big players, tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bper, Banco BPM, Monte dei Paschi, che continuano imperterriti a ridurre drasticamente gli sportelli, nella sostanza quasi dimezzandoli”.
La logica la sottolinea Maria Agueci, segretaria Fisac Cgil Arezzo: “si chiudono anche le filiali che fanno utili, ma prive di potenzialità commerciali, potenzialità da cui le banche si aspettano, e realizzano quindi altrove magari al nord e nelle più grandi aree metropolitane, utili sontuosi (nel 2022 i maggiori istituti di credito hanno totalizzato complessivamente circa 13 miliardi di utili). La chiusura di uno sportello non crea solo disagio ai clienti ma impoverisce anche il territorio”. Creando gravi problemi ai dipendenti bancari: “diminuendo gli addetti aumentano i carichi di lavoro, rischia di diminuire la qualità del servizio alla clientela, s’incrementano i rischi operativi e professionali e le pressioni commerciali, con il risultato che i lavoratori sono sottoposti a stress sempre più spesso intollerabile”.
La logica del grande istituto bancario è semplice: meno sportelli, meno personale, meno costi, più guadagni. “Questa spersonalizzazione – afferma Tracchi – non aiuta le famiglie e rende più difficile il rapporto della piccola impresa con il credito: vede infatti allontanarsi il luogo decisionale, perde il rapporto personale, si dissolve la conoscenza diretta del cliente, delle sue potenzialità, delle sue strategie d’impresa; le statistiche confermano che più si allontanano i servizi bancari da un territorio, minore è il flusso finanziario all’economia locale. L’obiettivo delle banche rimane quindi quello di fare utili in gran parte grazie ai costi fissi e a quelli dei servizi di intermediazione, quindi riducendo progressivamente il sostegno creditizio all’economia dei territori”.