Il conflitto tra Russia ed Ucraina ha fatto emergere nuovamente le preoccupazioni per un eventuale attacco nucleare.
Ovviamente, non è soltanto l’attacco nucleare a preoccupare, ma anche tutte le conseguenze che questo provocherebbe all’intera umanità. Ovviamente, per conflitto nucleare è intesa una guerra combattuta con l’ausilio di armi nucleari. Questi sono strumenti di distruzione di massa che lascerebbero una scia di morti e distruzione.
Tutto ciò che si troverebbe sul loro cammino sarebbe annientato, disintegrato. Ricorderete tutti le prime armi utilizzate. Queste erano due bombe sganciate in Giappone sulle città di Hiroshima e Nagasaki dall’esercito degli Stati Uniti d’America. Poi, nel dopoguerra, tutte le potenze mondiali si sono dotate di queste armi.
Le hanno testate e studiate, fino agli anni ottanta, quando furono firmati due trattati. Stati Uniti e Unione Sovietica previdero una diminuzione del materiale atomico in dotazione. Nonostante ciò, in questi anni alcuni Paesi hanno dichiarato di possedere ancora queste armi. Inoltre, altri Paesi hanno sul proprio territorio armi nucleari a marchio USA.
Le hanno per addestrare i loro eserciti al loro utilizzo in caso di conflitto. Ecco perché, nonostante la corsa al disarmo, c’è preoccupazione che un ampliamento del conflitto possa avere come conseguenze degli attacchi nucleari. Ed uno studio ha simulato un attacco di questo tipo e, ovviamente, le conseguenze che potrebbe avere.
“L’Apocalisse moderna“, così potrebbe essere ribattezzato uno di questi attacchi. I primi a studiare le conseguenze della guerra nucleare sono stati Carl Sagan, un astronomo e Owen Toon, un geofisico. E proprio quest’ultimo ha ripreso i suoi studi, da tempo abbandonati. Ha, in pratica, aggiornato gli appunti presi tempo fa.
Il risultato? Si sono aperti dinanzi i suoi occhi nuovi scenari davvero inquietanti. La prima cosa che è saltata agli occhi è l’immensa quantità di fumo generata da questa tipologia di guerra. Questa sarebbe ben più grande di quella prodotta dai distruttivi incendi avvenuti negli ultimi anni in Australia. Ciò provocherebbe l’oscuramento del Sole per mesi e il conseguente calo della temperatura di ben 7 gradi centigradi. Anche gli Oceani ne risentirebbero. SI romperebbero tutti quegli equilibri che rendono possibile la vita.
Ci sarebbe un drastico calo del fitoplancton che oltre a essere fonte di vita in tutti gli Oceani, è responsabile della produzione dell’ossigeno della Terra. In pratica, tutti i mari non saranno più fonte di sostentamento per l’umanità. A parte le alghe, i mari non saranno più in grado di offrire nulla. Il ritorno alla normalità sarebbe plausibile dopo oltre 20 anni, ma non in tutte le zone del Pianeta. Alcune potrebbero impiegare anche migliaia di anni.