Divieto di usare social se hai meno di questa età: sta per diventare legge I Fuori tantissimi adolescenti
I social network, in questi ultimi tempi, sono sempre più al centro del dibattito etico e politico ovunque nel mondo.
Ed è di questi giorni una notizia eclatante che sicuramente accenderà ancora di più la diatriba su queste piattaforme. C’è una proposta di legge in merito che va verso il divieto dell’utilizzo dei social in particolari condizioni. E la condizione principale è l’età. Sotto il limite imposto dalla legge non si potrà più utilizzare alcuna piattaforma.
Ad essere colpita è una fascia d’età tra le più vulnerabili. Ed il Parlamento sta accelerando per far sì che la proposta fatta si tramuti al più presto in legge. Se anche voi siete curiosi di sapere di cosa stiamo parlando, non vi resta altro da fare che leggere l’articolo tutto d’un fiato fino in fondo. In questo modo capirete anche le motivazioni.
Stop ai social se l’utente ha meno di 15 anni: ecco la proposta del Parlamento.
La motivazione è legate alle troppe insidie nascoste all’interno delle varie piattaforme social. Quindi, la soglia dei 15 anni dovrebbe garantire maggiore tutela a questi ragazzi, adolescenti. Niente censura alla liberta d’espressione, ma voglia di proteggere gli adolescenti dai danni psicologici e fisici, anche permanenti, che l’utilizzo massivo dei social può causare ad essi.
Ovviamente, però, non si tratta di un divieto assoluto, dato che, se c’è il consenso dei genitori, i ragazzi potranno iscriversi alle varie piattaforme. Ma, nel caso in cui i genitori non dovessero assumersi le proprie responsabilità, ecco che entrerà in gioco lo Stato. Non solo i social, ma anche le chat sotto i riflettori puntati dal Parlamento.
E’ proprio all’interno di esse che possono trovarsi numerosi malintenzionati sempre pronti ad adescare ragazzini indifesi. Tutto ciò sta accadendo in Francia, alle porte del nostro paese. La proposta di legge prevede, inoltre, che siano le piattaforme stesse a verificare gli account, pensa una multa equivalente all’1% del proprio fatturato.
La sensazione, però, è che per le aziende operanti sia meno esoso pagare la multa che attivare servizi di controllo del genere. Dal canto italiano, si ritiene questa una ottima proposta di legge. L’unico cambiamento proposto dalle autorità italiane è l’età. Questa dovrebbe attestarsi intorno ai 16 anni anziché ai 15 previsti dalla proposta francese.
Un’altra proposta italiana viene dal titolare dell’Autorità garante per l’infanzia e adolescenza, Carla Garlatti. Quest’ultima spera che anche le autorità italiane possano seguire la strada del parlamento francese e, al contempo, chiede la possibilità di mettere in atto uno SPID per minorenni per facilitare il compito di controllo delle aziende che forniscono i servizi social.