WhatsApp, non possono accusarti per dei messaggi I Cosa dice davvero la legge, ecco come sei tutelato
Sono moltissimi gli utenti che, ogni giorno e a tutte le ore, utilizzano la piattaforma di Meta per inviare messaggi, foto, file, video.
Come sappiamo, tutto quello che inviamo o riceviamo resta memorizzato nei sistemi e può essere utilizzato per scopi terzi. In alcuni casi è utilizzato per profilazione dei profili, cioè per inviare pubblicità strettamente mirate. In altri casi, però, quello che abbiamo inviato può ritorcerci contro. E’ il caso in cui si vada incontro a contenziosi legali e, addirittura, a processi.
Ed ecco che il panico ci assale dalla testa ai piedi. E c’è da dire, anche, che non è solo ciò che scambiamo su WhatsApp a poter diventare una prova nel processo. Lo possono diventare anche i messaggi su altre piattaforme, le mail o le foto postate. Insomma, qualsiasi cosa pubblicata online potrà essere inserita in un contenzioso o in un processo.
Bisogna, però, stare tranquilli. Il nostro processo civile recentemente riformato non li ritiene in automatico una prova.
Il motivo? E’ presto detto. Nonostante sia, ormai, entrata a far parte della nostra quotidianità, la tecnologia fatica ancora a trovare spazio nelle aule, ancora piene di carta, dei tribunali. C’è da fare una premessa, però. Non è che non possa essere ritenuta una prova a prescindere. Lo diventerà solo in caso di processo.
Ritornando al discorso dei tribunali che sono ancora polverosi, questi non hanno ancora i mezzi necessari ad analizzare prove tecnologiche. I contenuti multimediali, innanzitutto, devono essere accettati dalla controparte. Ma è a discrezione, poi, del giudice, nonostante l’accettazione della controparte, farli diventare una vera e propria prova inconfutabile.
Inoltre, per poter essere accolti, devono essere portati in aula e il consulente informatico incaricato, dovrà provare che i contenuti in discussione siano veri e non contraffatti. E il rischio di contraffazione c’è e come. Ed essendoci tale rischio sono facilmente contestabili e confutabili. Di solito, la contestazione senza motivazione di una prova prevede una sanzione.
In questo caso, pur senza motivazioni o con queste prive di fondamento, si può esercitare senza incorrere in particolari sanzioni. Anzi, le sanzioni non esistono. C’è, poi, la possibilità di copiare i dati senza alterarli. E’ la cosiddetta “copia forense” che è identica all’originale che è stato dichiarato ufficialmente una prova del processo.
Altra possibilità, infine, di attestarne la veridicità e l’autenticità è recarsi da un notaio o altro pubblico ufficiale. Questi dovranno ratificare la prova attraverso la “prova conforme all’originale”. Praticamente un atto o documento che ne riproduce fedelmente un altro. Quest’ultima eventualità implica, però, anche dei costi.