“È possibile creare ossigeno su Marte” I L’annuncio della Nasa apre nuove frontiere dell’esplorazioni spaziali
Sul pianeta Marte è possibile creare ossigeno. Questo il messaggio della Nasa che porta avanti l’esplorazione sul Pianeta Rosso. Una scoperta che apre le frontiere ad una ricerca molto più concreta: dalle forme di vita, all’ossigeno… il prossimo passo è sempre più vicino.
Già mesi fa la Nasa aveva fatto grandi passi avanti nell’esplorazione di Marte: analizzando frammenti di rocce, gli scienziati avevano scoperto che la vita fosse arrivata prima sul Pianeta Rosso che sulla terra. Portare gli uomini sulla luna e in generale sui pianeti è un’impresa davvero difficile e dispendiosa. Tra cibo, acqua e ossigeno mancanti, non riuscirebbero a sopravvivere più di tanto. Come fare? Le ricerche dovrebbero portare l’uomo a sostare molto tempo sulla superficie ma in assenza di ossigeno tutto si complicherebbe. Una ricerca della Nasa però ha lasciato uno spiraglio di speranza. Una soluzione sviluppata da poco che potrebbe incentivare il progetto di far scendere l’uomo su Marte per esplorare meglio quelle superfici così ambite per il futuro più prossimo. Ma di cosa si tratta?
La scoperta della Nasa aiuterà le ricerche: su Marte con l’ossigeno, l’uomo potrà fare capolino sul pianeta rosso?
Una delle possibili soluzioni ai problemi dell’esplorazione di altri corpi planetari è costituita dalle tecnologie ISRU (In Situ Resource Utilization), cioè quelle tecnologie progettate per raccogliere ed elaborare direttamente sul posto le risorse native presenti su altri corpi planetari.
Recentemente la Nasa ha dimostrato che è possibile produrre ossigeno direttamente dall’atmosfera marziana grazie a un dispositivo grande più o meno quanto un tostapane. Si chiama MOXIE (Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment) ed è uno strumento in grado di convertire l’anidride carbonica (pari a circa il 96% dell’atmosfera marziana) in ossigeno e renderlo disponibile all’uomo una volta messi i piedi sul terreno.
In questo modo Moxie ha stabilito un primato molto importante: essere la prima tecnologia Isru realmente funzionante su un altro corpo planetario completamente differente dalla terra. Come ha spiegato Jeffrey Hoffman, ex astronauta della NASA, professore di ingegneria aerospaziale al Mit di Boston e vice ricercatore principale della missione Moxie, “È quello che gli esploratori fanno da tempo immemorabile: capire quali risorse sono disponibili nel luogo dove stanno andando e scoprire come usarle”. Un grandioso passo avanti per la scienza, che potrebbe rivoluzionare gli studi sul Pianeta Rosso per renderlo sempre di più un posto ‘abitabile’ anche per l’uomo del futuro. È bene sottolineare che al momento ancora nessuna spedizione è stata confermata, ma potrebbe arrivare nel futuro più prossimo.