iPhone 14, gioca d’anticipo se vuoi regalarlo a Natale I Altrimenti sarà quasi impossibile acquistarlo, la Apple è nei guai
Se avete previsto l’acquisto di un iPhone 14 come regalo di Natale, sbrigatevi altrimenti correrete il rischio di non trovarne.
Ebbene si, i fanatici della Apple si rassegnino. Infatti le consegne subiranno ritardi e, addirittura, qualcuno dovrà restare a bocca asciutta perché non troverà l’iPhone 14 sotto l’albero di Natale. Purtroppo ci sono dei problemi all’interno della fabbrica in cui si producono questi smartphone.
Di chi sarà la colpa di questo inconveniente? Cosa sta succedendo in Cina? Queste sono le domande che molti utenti si stanno ponendo e che fino a due giorni fa non avevano trovato risposta. Poi, d’un tratto ecco arrivare immagini, feroci e sconcertanti allo stesso tempo, accompagnate da notizie davvero tristi.
La rivolta nella fabbrica cinese di iPhone: “Abbiamo diritti, siamo esseri umani”
La disperazione dei lavoratori cinesi ha fatto irruzione sugli schermi dei telefonini di mezzo mondo. Poi è stata prontamente oscurata dal governo cinese. I telefonini che loro stessi, in condizioni disumane, sono chiamati ad assemblare giorno e notte, hanno mostrato al mondo intero cosa stesse accadendo. Eppure il mondo ha potuto intravedere la marcia davanti alla polizia schierata e rabbiosa, i sit-in, le vetrate rotte. “Difendiamo i nostri diritti” e “vogliamo andare a casa”. Non volevano null’altro quei poveri operai eppure, sono arrivate le percosse.
Da quando è iniziata questa rivolta, soltanto alla sera, Foxconn ha confermato le “violenze” avvenute. Centinaia di lavoratori in rivolta nello stabilimento Foxconn, la cosiddetta “iPhone City”, che impiega circa 200mila persone. Esso, infatti, è il principale impianto di assemblaggio di iPhone 14 Pro e iPhone 14 Pro Max. La fabbrica è grande una volta e mezzo Central Park, e segnali di malessere erano emersi subito dopo l’inconsueta uscita di Apple che ad inizio mese aveva avvertito che a causa delle restrizioni Covid, la produzione avrebbe subito un rallentamento.
Pare che a fare da miccia sia stato il mancato pagamento di alcuni bonus, ma dietro c’è altro. In un comunicato, il colosso hi-tech ha chiarito che i lavoratori si sono lamentati per la retribuzione e le condizioni dell’impianto, ma ha negato di aver ospitato i nuovi assunti con personale positivo al Covid. I cinesi sono al limite della sopportazione nei confronti della strategia zero Covid decisa a Pechino, con cui ogni focolaio viene represso con pesanti lockdown.
Solo che la produzione non va fermata. I dipendenti si sono isolati sotto costrizione nello stabilimento, dove lavoravano, mangiavano e dormivano e, ovviamente, si sottoponevano a screening quotidiani per scongiurare un focolaio. Condizioni alienanti e mancati pagamenti avrebbero fatto crescere il malcontento. Tante regole, rigide e inefficaci per contenere il virus, e cibo scarso e di scarsa qualità.
I dipendenti positivi dormivano isolati dagli altri salvo poi incontrarsi in catena di montaggio. Insomma nessuna contaminazione dall’esterno, una sorta di prigione. In migliaia sarebbero fuggiti, chi è rimasto ha protestato. E anche se adesso si è placato, il vento della protesta è pronto a rinvigorirsi con buona pace di chi vuole l’iPhone a Natale.