Il mondo della robotica incorona le due scienziate italiane di maggior successo. Secondo una lista stilata da RoboHub, nota comunità che comprende migliaia di scienziati, tra le 25 donne segnalate ci sarebbero due nostre connazionali, stiamo parlando di Cecilia Laschi dell’Istituto di BioRobotica Sant’Anna di Pisa e Barbara Mazzolai dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. In quello che viene additato come un campo prettamente maschile, non sono di certo poche le donne che hanno saputo farsi valere, entrambe le scienziate hanno ricevuto anche i complimenti di Ada Lovelace, la prima donna al mondo a programmare computer, sarebbe stata fiera di tutte loro.
La robotica è una disciplina affascinante per la sua interdisciplinarità e per l’opportunità che offre nell’affrontare importanti sfide scientifiche e tecnologiche e, allo stesso tempo, sviluppare applicazioni che rispondono a esigenze sociali ed economiche. Questo è ancora più vero per la biorobotica, ambito in cui svolgo la mia ricerca, studiando e realizzando ‘robot soft’, realizzati con materiali morbidi, che rappresentano una vera rivoluzione in robotica. La ricerca in biorobotica premia creatività e coraggio, motori essenziali per l’innovazione, e l’Italia occupa una posizione di rilievo. La biorobotica è anche un’eccellente palestra per insegnare le tecnologie di frontiera, per formare nei giovani l’apertura mentale necessaria a rompere le barriere tra discipline e per trasmettere il valore dell’impegno e credo che possa rappresentare un’opportunità di ricerca per scienziate in paesi che offrono condizioni meno favorevoli.
Queste le parole di Cecilia Laschi, mentre Barbara Mazzolai ha iniziato la carriera proprio alla Sant’Anna ed è ora la direttrice del Centro di Micro-BioRobotica di IIT a Pontedera. Le due scienziate hanno lavorato a stretto contatto negli anni: Cecilia Laschi ha coordinato il progetto di “robotica ispirata al polpo” mentre Barbara Mazzolai è la responsabile del “progetto Plantoide”, per la realizzazione e lo studio del primo robot ispirato al mondo vegetale. Conclude la Mazzolai:
Sono molto onorata di ricevere questo riconoscimento che rappresenta un ulteriore stimolo a svolgere la ricerca con passione e con responsabilità. La nostra ambizione è di unire scienza e tecnologia per realizzare robot ispirati al mondo della natura in grado di muoversi in ambienti reali e non strutturati. Tradurre i principi che consentono alle piante di muoversi e percepire l’ambiente in un robot autonomo in grado di monitorare la qualità del suolo è una delle recenti sfide che ci siamo posti. Questi robot, che nascono da uno studio approfondito degli organismi viventi ai quali si ispirano, rappresentano tecnologie e strumenti innovativi che posso essere applicati a contesti disparati, dal monitoraggio ambientale all’applicazione medica, all’esplorazione di suoli su ambiente terrestre e su altri pianeti. Il raggiungimento di tali risultati è reso possibile dal lavoro quotidiano e dalla collaborazione di giovani ricercatori che condividono un sogno comune: migliorare la qualità della vita e dell’ambiente in cui viviamo.