Da Nord a Sud la prossima domenica 5 giugno 2016, con l’election day, 13
milioni ed oltre di italiani saranno richiamati a votare per il rinnovo dei
consigli comunali. Forse come già detto, in questa occasione elettorale non si è
tanto cavalcata l’onda del gioco d’azzardo pubblico e dei casino migliori legali, ma qualcuno
l’ha fatto perché è sempre una argomentazione che prende e la cittadinanza in
parte può anche essere stufa di questa tematica, ma una parte invece vuole
continuare ad approfondire questo fenomeno del gioco che così ha fatto presa
sulla mente di tantissimi cittadini-giocatori. Ormai sembrano abbastanza lontani
i tempi della caccia alle streghe sia per il gioco sia per coloro che lo
usano, ma qualche candidato sindaco ha trovato anche l’occasione di esternare i
suoi punti di vista sul mondo del gioco d’azzardo, magari in qualche città dove
la fenomenologia dell’azzardo ha attacchito in modo particolare.
Ecco, quindi, come si esprime il candidato di Sinistra Italiana a Roma, Stefano
Fassina: l’intendimento di Fassina è chiaro, netto, duro. Sollecita il Governo
e lo Stato affinché si mettano in pratica tutte le azioni necessarie a ridurre
nell’immediato il gioco d’azzardo pubblico e l’obbiettivo conseguente di queste
azioni mirate dovrebbe essere quello di bloccarlo del tutto in un prossimo
futuro. La durezza di questa presa di posizione è discesa dal fatto che il
fenomeno del gioco in una città come Roma è dilagato troppo, con tutte le
conseguenze, sopratutto negative che il gioco porta, secondo ovviamente Fassina,
nel sociale.
E poi continua nelle sua opposizione accanita nell’attendersi dalla Conferenza
Unificata tra Stato e Regioni il blocco totale di qualsiasi pubblicità su ogni
tipo di mass media, compreso internet e social media. Ma non finisce qui:
Fassina richiede il riconoscimento (finalmente) e l’accessibilità ai Livelli
Essenziali di Assistenza per le persone colpite dal disagio problematico in modo
che siano poste a carico dei Serd; chiede al Governo l’emanazione di normative
che regolino il gioco pubblico a livello nazionale e che inducano gli enti
locali a promulgare regolamenti di contrasto al gioco d’azzardo sui territori;
l’introduzione di una moratoria per i nuovi giochi; ripristino dell’obbiettivo
prioritario di contenere il consumo del gioco d’azzardo e dei casino legali ponendo, di
conseguenza in secondo piano le mere entrate dello Stato che portano ad
espandere sempre di più l’offerta.
Insomma, da questa accanita opposizione al gioco d’azzardo si evince che lo
Stato è indubbiamente dipendente e vincolato dagli introiti derivanti dal
settore e che finiscono nelle casse dell’Erario. Sempre secondo Fassina i dati
che circolano evidenziano che il gioco pubblico non è stato in grado di ridurre
quello illegale, ma che invece ne abbia spianato la strada e che abbiano anche
spianato la strada, purtroppo, all’usura per coloro che, più deboli, siano
caduti nella rete dell’usura . Come ultima argomentazione, Fassina (ma non solo
lui, visto che se ne parla da parecchio tempo) parla della tassa di scopo
proposta dal Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: viene chiamata
dallo schieramento politico di Sinistra Italiana la foglia di fico con cui lo
Stato va a giustificarsi quando avvalla e persiste nel comportamento di
incentivare il gioco d’azzardo. Dunque, il gioco d’azzardo pubblico va messo
assolutamente al bando… parola di Fassina